Spalloni "assolti" dai parroci ed altre mille storie sul contrabbando- Il libro di Franca Ronchetti su "La Provincia"




Si parla di C'era una volta il contrabbando anche sul quotidiano La Provincia, in un articolo a cura di Jessica Molinari. Il nuovo libro di Franca Ronchetti Bralla (editrice Lariologo), che raccoglie diverse  testimonianze legate al fenomeno del contrabbando, verrà presentato mercoledi 18 ottobre alle 21 nell' Auditorium parrocchiale di Camnago Volta, in via Clerici 10 (Como). Organizzano Auser, Sentiero dei Sogni e Libreria del Ragionier Bianchi. L'autrice dialoga con Jessica Molinari. Ingresso libero.


Che il contrabbando sia illegale è una verità assodata e tutti ne sono a conoscenza. Non tutti però conoscono la storia del contrabbando e la sua evoluzione negli anni. Franca Ronchetti Bralla da oltre trent'anni studia il contrabbando e ha documentato la sua storia a partire dalla fine dell'Ottocento fino agli anni Settanta del secolo scorso nel suo nuovo libro "C'era una volta il contrabbando. Storia e storie dello "sfroso romantico" tra Lario e Ceresio, edito da Lariologo. Gabriele Pagani, nella prefazione, definisce il contrabbando «un autentico teatro dove ogni attore era portatore di una sua arte, chi per ingannare i controllori e chi, al contrario, doveva assicurare alla giustizia i trasgressori». Questa immagine rende il contrabbando molto più interessante, rispetto a un elenco di leggi e di criminali, lo umanizza e lo inserisce all'interno di un tessuto sociale. È fondamentale comprendere la situazione socio-economica per poter contestualizzare il fenomeno. Boldini affermava che «dove c'è un confine, c'è contrabbando», è un portare merce passando dal la frontiera clandestinamente. 


Gli stessi parroci sostenevano che non vi fosse peccato nell'andare a prendere la merce in un posto dove questa costava meno. Vi era un reato, ma non un peccato. Inizialmente il contrabbando è servito proprio a poter mantenere famiglie intere che vivendo di stenti, hanno potuto assicurare un pasto ai propri figli. Durante il Risorgimento italiano, il confine con la Svizzera ha visto il contrabbando di libri proibiti in Italia, grazie alla Tipografia Elvetica di Capolago e Luigi Dottesio, ne parla ampliamente Pietro Berra ne "Il contrabbandiere di libri". In seguito, lo sfroso si è reso necessario in entrata ed in uscita per la Svizzera. Non si può dimenticare il contrabbando di bambini dalla Svizzera per l'Italia durante il diciannovesimo secolo. I piccolini venivano raccolti dai contadini comaschi e affidati alle cure dell'Ospizio annesso all' Ospedale S. Anna gravando non poco le spese dell'istituto. 



A partire dal 1881 anche i cani vennero impiegati. Addestrati per passare il confine, venivano allevati nel Comasco in cucce dove abbondava il cibo per poi essere rinchiusi e affamati in Svizzera fino al giorno del rilascio carichi di merce. I poveri cani trovavano la strada di casa bramando il cibo. Tra il 1943 e il 1947 entrambe le popolazioni, italiane e svizzere, pativano la fame. Gli alimenti scarseggiavano e le limitazioni dei governi rendevano tutto ancora più difficile. La Svizzera non  aveva il riso, e quindi era interessata ad importarne clandestinamente dall' Italia. Uomini, donne e ragazzi partecipavano con ruoli diversi. I ragazzi avevano il compito di attirare le guardie elvetiche distraendole, per permettere il passaggio degli adulti. Si trattava di un fenomeno di massa. Gran parte della popolazione di confine era impiegata nel trasporto del riso. I viaggi potevano durare anche quattro giorni, due per andare e due per tornare. Il rischio era il sequestro della merce e se recidivi, chi veniva catturato veniva mandato nei "campi" ubicati a Bellinzona e a Ravecchia. 

Foto: Swissinfo.ch

Dal 1948 al 1973 il contrabbando si concentra sul traffico di tabacco. Nel 1948 la Svizzera esce dal tunnel del razionamento e l'economia inizia a riprendersi. I contrabbandieri vengono in gran parte assorbiti nella forza lavoro svizzera, creando un nuovo fenomeno tuttora presente: il frontalierato. I "nuovi" contrabbandieri trovano una nuova merce da commerciare, il tabacco. Durante l'epoca del tabacco, il 24 settembre 1952 a Lezzeno vi fu un vero e proprio rastrellamento impegnando un centinaio di uomini a terra e nel lago dopo aver bloccato l'intero paese. L'episodio destò numerose critiche riguardanti la libertà dell'individuo. Un uomo dovrebbe infatti essere perquisito solo se colto in flagranza di reato. Per l'occasione, invece, venne perquisito l'intero paese, non ottenendo poi molto e nella stampa locale si ammoniva l'accaduto scrivendo "Non si può picchiare nel mucchio, non si può estendere la repressione fino a soverchiare le libertà fondamentali...". 

Jessica Molinari e Franca Ronchetti Bralla 

In seguito, tutte le persone finite al processo furono assolte, così da amplificare il clamore del cosiddetto "assedio di Lezzeno". La storia del contrabbando continua ancora, con il trasporto di merce pericolosa come la droga andando ad alimentare grandi criminali. Qui si ferma il racconto di Ronchetti Bralla, che preferisce non indagare questo fenomeno così lontano dal contrabbando romantico. Il libro dedica uno spazio notevole alle testimonianze raccolte negli anni dall'autrice. Testimonianze che danno voce e nome a persone che il contrabbando l'hanno vissuto. L'impegno nel presentare in maniera coinvolgente il contrabbando rende il libro piacevole a chi conosce già i racconti di paese, ma anche a chi desidera comprendere un fenomeno storico che ha coinvolto fortemente le nostre terre. 

Jessica Molinari

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