Storia Voltiana- L'angolo studio di Volta e l'avventura sul "Puledrino"

Rieccoci di nuovo nello spazio del blog dedicato alla vita di Alessandro Volta, a cura della presidente della nostra Circoscrizione IV Franca Ronchetti, che ci fornisce interessanti curiosità sulla vita dell'inventore della pila. Anche stavolta la nostra collaboratrice non è stata da meno e ci ha mandato degli aneddoti molto interessanti.



Nel post precedente abbiamo scoperto come Volta apprezzasse la vita campestre di Camnago, nonché la compagnia dei suoi abitanti: fra tutti i posti che ebbe modo di visitare (viaggiò molto per motivi di studio, a Ginevra, per esempio), la campagna di Camnago rimaneva in assoluto il suo luogo prediletto, come si evince anche dalla fitta corrispondenza con il fratello. 

La Villetta a Campora, in particolare, merita un approfondimento a sè: di proprietà della famiglia Volta (fu acquistata nel 1546 dall'avo Zanino per farne una dimora estiva), è la residenza dove lo scienziato trascorse l'infanzia e la vecchiaia.

La Villetta di Campora, foto di Emanuela Fischietti


Tra queste mura sono custoditi i ricordi della vita di Volta: i pranzi estivi (quando il rito del Mangiare diventava una celebrazione in compagnia), le giornate trascorse all'aperto, meditando sul lavoro od osservando i dettagli di piante o fili d'erba... un posto davvero ricco di ispirazione.

Ma ancora più speciale era la camera adibita a studio, al primo piano: la stanza - particolarmente ampia - era stata riadattata come laboratorio scientifico per eseguire i più svariati esperimenti: immaginiamoci come lo studio fosse pieno di strumenti e utensili scientifici, ma anche di appunti, note sparse e libri da leggere al lume di una candela...


Nella pagina a destra, Volta nella villa di Campora, dal libro  I Volta e Camnago (Como, edizioni New Press), a cura di Elio Pigni e Antonio Battaglia.

Una pausa, dopo una sessione di lavoro, è sempre quello che ci vuole e Volta se la concedeva spesso sul balcone della stanza: qui aveva fatto disporre un tavolo di pietra. Lo scienziato non era solo nel suo lavoro quotidiano: è risaputo che, ad assisterlo, c'era un garzone, tale Ambrogio Longatti, incaricato, tra le altre cose, di procurare le rane per gli esperimenti nascoste negli antri delle rocce al ruscello di Campora.

Quello di Ambrogio fu un aiuto davvero prezioso, dato che per Volta era quasi sempre faticoso trovare un momento libero tra lo studio e il lavoro.



Insieme a questi dettagli sulla vita quotidiana di Alessandro Volta , la nostra Presidente ha pensato bene di accennarci anche un episodio che vede lo scienziato alle prese con uno scatenato "Puledrino". La vicenda è spiegata dallo stesso Volta in una lettera da Lazzate per la Contessa Teresa Ciceri. Di seguito quel che scrisse con gran verve:



"...Se alla fine il polledrino non cadeva di slancio con le quattro zampe nel fare una voltata, facendomi non so per quale mia destrezza o fortuna ritrovar in piedi quattro passi da lui lontano, credo che galopperei ancora in giro dalla Porta Torre al mercato, e da questo a quello".

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